PONTE ROMANO
È il più antico ponte di Palazzolo, nonché quello dotato di maggior rilevanza storica: gli storici e alcuni dati archeologici datano la sua costruzione tra il IV e il V secolo, quando la nuova capitale dell’Impero Romano d’Occidente, la città di Ravenna, necessitava di opportune vie di comunicazione verso Milano e le province nordoccidentali. In particolare, la sua costruzione era essenziale per i collegamenti di Brescia con Bergamo e Milano, su una tracciato stradale che correva ai piedi delle colline e lontano dalla zone paludose e boscose della pianura.
Realizzato su un tratto del fiume Oglio, in cui in tempo di magra affioravano diversi isolotti che agevolarono la posa delle fondamenta, originariamente era dotato di quattro pilastri e cinque archi, ed era a schiena d’asino.In epoca medievale, durante le dispute per i diritti sulle acque del fiume tra Brescia e Bergamo, vennero costruiti alle due estremità dei fortilizi che lo racchiusero. Quanto agli archi, le dimensioni del ponte subirono molte modifiche nel corso del tempo: il primo arco verso la piazza, ancora oggi esistente ma non visibile, venne chiuso e interrato quando si demolì il “torrazzo” (la fortificazione del ponte sul lato bresciano) e si ampliarono i fabbricati della Piazza del Mercato (attuale Piazza Roma) con la costruzione di un edificio porticato il cui scopo era di fungere da albergo per i viandanti. Intorno al 1514 si procedette alla sostituzione di un arco danneggiato con una struttura di legno fornito dai Grumellesi; struttura che, nel 1533, fu nuovamente sostituita da solide pietre di Sarnico. Il 4 ottobre 1788 venne infine demolito l’antico portone e il muraglione che fiancheggiava la salita per aprire il passaggio all’odierna via Garibaldi; mentre durante la guerra del 1799 l’arco centrale cadde o venne fatto cadere per impedire il passaggio delle truppe e per almeno dieci anni rimase in legno, tant’è che solo nel 1810 fu ricostruito in pietra di Sarnico.
Interessante dato storico è che in epoca medievale, il manufatto era tenuto in ordine e transitabile per incassare il pagamento di un pedaggio, detto “pontatico”, per il suo attraversamento, di cui i Palazzolesi a ogni cambio di regime si affrettavano a chiedere la riconferma: il ricavato era poi diviso tra il Comune e l’Episcopato di Brescia.
La struttura del ponte si regge su dei piloni di sostegno con base rotonda, in marmo bianco probabilmente di Botticino, di sicura epoca tardo-romana. Su queste fondamenta più antiche poggiano poi gli speroni in pietra di Sarnico (o Credaro) che servono a proteggere i piloni stessi e impedire che la corrente del fiume Oglio possa danneggiarli.
A schiena d’asino e con volte in pietre squadrate, il ponte fu nel corso dei secoli teatro di numerosi eventi, anche bellici, e subì alcune modifiche; l’aspetto rilevante è che ad ogni rifacimento il ponte venne ampliato verso valle di almeno un metro e mezzo, assumendo così l’attuale larghezza.
Protetto alle estremità da due fortilizi contrapposti, dei quali la torre della Rocchetta è un silenzioso e maestoso ricordo, il ponte era uno snodo fondamentale per le vie di comunicazione verso Bergamo e soprattutto Milano, seguendo il tracciato detto poi della via “Francesca”.
Va infine ricordato che agli inizi del secolo scorso l’Amministrazione comunale, viste le continue inondazioni della Piazza e delle zone contigue, attribuendone forse la colpa all’ostacolo costituito dalle solide strutture dei piloni, fece predisporre un progetto di demolizione del ponte e la sua sostituzione con un nuovo manufatto ad una sola campata. Progetto fortunatamente mai realizzato, che avrebbe significato la scomparsa di questo monumento cittadino, testimone dell’importanza del nodo stradale attorno al quale è nata e si è sviluppata la nostra città.