PARROCCHIALE S.M. ASSUNTA
È l’edificio più imponente della città, costruito negli anni 1751-1782 su progetto dell’architetto Massari di Venezia, mentre la facciata, del 1848, venne disegnata dall’architetto Luigi Donegani.
L’interno è a tre navate con otto altari tutti impreziositi da marmi, sculture e quadri di notevole interesse; termina con una cupola a spicchi e una lanterna poligonale. Restaurata negli anni 1938-40 conserva un magnifico polittico di Vincenzo Civerchio del 1525, la pala dell’altare dei Santi di Grazio Cossali del 1610, un’altra di Pompeo Batoni all’altare del Santissimo e un grande crocifisso ligneo venerato dai palazzolesi. Gli affreschi dell’abside, che celebrano l’Assunta, sono del 1951, opera del pittore Vanni Rossi.
L’interno, con pianta a croce latina, è costituito da tre navate e da una cupola decorata dal pittore bergamasco Giovanni Battista Galizzi (1938).
L’altare maggiore, ricco di marmi policromi, si trova al centro del presbiterio, che era decorato da una tela con l’Assunzione, opera di Michelangelo Morlaiter (1773), con accanto due nicchie con le statue di San Pietro e San Paolo, i cui gessi sono ora collocati nella chiesa della SS. Trinità (o di Sant’Alberto). Il complesso venne smontato nel corso del restauro degli anni 1938-40 e sostituito dagli affreschi di Vanni Rossi (1955). Sopra l’altare è collocato il celebre polittico di Vincenzo Civerchio del 1525.
A destra della porta principale si incontra l’altare di San Giuseppe, acquistato nel 1869 e proveniente dalla chiesa dei Domenicani di Brescia, a cui segue l’altare della Beata Vergine del Rosario, con statua di legno della Val Gardena (1937), contornato dai quadretti dei quindici misteri del Rosario (1773). Le due statue in stucco sono opera di Antonio Gelfi (1781) e rappresentano Domenico e Santa Rosa da Viterbo.
Nel braccio destro del transetto è collocato l’altare del SS. Sacramento, disegnato dal Massari, con la pala dell’Ultima Cena di Pompeo Batoni (1785). Le sculture – angeli e putti – e le due statue ai lati di Melchisedech e Abimelec sono opera di Antonio Calegari (1775). Segue l’altare con la statua di san Luigi Gonzaga, eretto dalla Congregazione dei Giovani nel 1775, come recita il cartiglio latino.
Nella navata sinistra, la prima cappella contiene il fonte battesimale, trasportato qui dall’antica pieve nel 1780; la cornice di marmo che fa da contorno alla tela del Battesimo di Gesù, copia di quella del Verrocchio, apparteneva all’altare maggiore. Segue l’altare di San Fermo, in origine dedicato a Sant’Antonio da Padova; la statua del 1703 venne anch’essa trasferita dalla pieve nel 1780.
Nel lato sinistro del transetto è collocato l’altare del Crocifisso, realizzato su disegno del Massari. I putti della sommità sono del Calegari, mentre le due statue ai lati di Mosè e Davide con la testa di Golia sono opera del Gelfi.
L’antico crocifisso in legno, molto venerato dai palazzolesi, era nascosto da una tendina decorata da Antonio Paglia. Segue l’altare dei Santi con la pala di Grazio Cossali (1630), proveniente dalla demolita chiesa di Santa Maria Maddalena, che compare nel quadro insieme a san Fedele, Carlo Borromeo e all’Incoronazione della Vergine.
Sullo sfondo del dipinto è raffigurata la quadra di Mura.
L’organo originale era del Callido (1776), poi sostituito da un altro organo Lingiardi (1876).
La facciata, completata negli anni 1844-46, su progetto di Luigi Donegani, è decorata da due nicchie a lato del portale con statue dei profeti Isaia e Geremia, più in alto san Giovanni Evangelista e san Paolo, mentre sulla sommità l’Assunta con ai lati santa Maria Maddalena e san Fedele. Completa queste opere il bassorilievo dell’Emanuli con la Disputa tra i Dottori.