palazzomuzioQuesto palazzo signorile prende il nome dalla famiglia Muzio, presente a Palazzolo fin dal sec. XVI, famiglia che fece fortuna colla lavorazione ed il commercio della seta. L’edificio, che fa da sfondo alla odierna via Consonni, ha un portale affiancato da due mezze colonne che sostengono un ricco e prezioso balcone in ferro battuto. Davanti all’ingresso stazionavano due leoni in pietra di Sarnico, da tempo scomparsi.
Al di là dell’ingresso si scorge l’ampio cortile il cui lato nord ha una serie di archi ribassati con colonne toscane. Su di esso si svolge un loggiato di dodici arcatelle, a tutto sesto, con agili colonnine. Uno scalone a due rampe con una balaustra ultra barocca consente l’accesso al piano superiore. Dal cancello la vista si posa su una fontana decorata con un putto che cavalca un delfino; sul lato destro del muro di cinta è murato un antico stemma degli Scaligeri. Recenti lavori di restauro hanno messo in  luce, in quella che era chiamata la stanza del Vescovo, un prezioso soffitto affrescato. Qui ebbero sede le scuole comunali, la scuola di disegno e la caserma dei Carabinieri.

La scuola pubblica e privata a Palazzolo
La città di Palazzolo sull’Oglio vanta una lunga tradizione scolastica iniziata fin dal secolo XV; qui operarono “maestri di grammatica” pagati prima dalle famiglie degli alunni e poi, con un esperimento pilota, dal Comune. Nei secoli seguenti l’educazione dei fanciulli palazzolesi fu appannaggio dei sacerdoti che di tempo i tempo erano residenti in parrocchia. Per la prima volta nel 1693 compaiono anche maestre delle fanciulle, cioè sono operanti scuole femminili.
Accanto a quelle gestite da privati maestri, dal 1715 ci sono le classi della “scuola pubblica della Carità” finanziate dal lascito del prete don Luigi Tamanza.
Agli inizi del secolo XVIII veniva aperto, sempre da privati sacerdoti, anche un corpo ginnasiale a cui affluivano anche scolari dei paesi vicini. Coll’avvento del Governo Provvisorio Bresciano nel 1799 la scuola pubblica venne potenziata e gli insegnanti furono stipendiati con i fondi provenienti dalla soppressione delle antiche Confraternite.
Sempre per volontà testamentaria di don Luigi Tamanza venne comprato, nella piazzetta adiacente la Pieve, un fabbricato da destinare ad aule scolastiche e residenza dei maestri. Nel 1880 il Comune, diventato responsabile dell’istruzione pubblica, acquistava Palazzo Muzio e lo trasformava in edificio scolastico; per questo ancora oggi è chiamato “le scuole vecchie” in contrapposizione con quelle “nuove” insediate dopo la prima guerra mondiale nel moderno edificio costruito sul Lungo Oglio.