LE DIMORE DEI DURANTI
Le famiglie Duranti, fiorenti a Palazzolo a partire dal secolo XV, avevano le loro dimore nelle tre quadre palazzolesi.
A Riva il Palazzo, ora Marzoli, per la sua posizione e la solida struttura è uno dei più belli del bresciano; apparteneva al ramo del cardinale Durante e del suo omonimo poeta, che nel secolo XVIII qui teneva una sua Accademia.
In Piazza un secondo palazzo, che si estende fra le vie Bissolotti e Carvasaglio, comprende la “casa della Congrega” donata alla metà dell’800 alla Congrega della Carità Apostolica di Brescia da un Maggi, marito di Teresa Duranti.
Edificio del secolo XIII con una facciata con conci a vista, nell’interno ha un portico basso ad archi a tutto sesto sormontato da una loggetta con colonnine in cotto con semplici capitelli romanici.
Qui avrebbero avuto la loro “casa” i confratelli Umiliati di Palazzolo. Anche l’attuale edificio in fondo a Piazza Roma, oggi ristorante, era di un’altra famiglia Duranti.
A Mura, i Duranti abitavano il palazzo che si affaccia sul fiume con un delizioso loggiato e che venne letteralmente tagliato in due per far posto al tronco di strada postale aperto nel 1826.
I Duranti
Il capostipite della famiglia è quel notaio Bartolomeo, civis Brixiae et Bergomi, che fin dal 1442 siede nel Consiglio di Brescia. Muore a Palazzolo nel 1501 e la sua lapide tombale è conservata nella Pieve.
La famiglia raggiunse la sua massima fortuna nel secolo XVI in cui i suoi membri furono accolti nel patriziato bresciano.
In campo ecclesiastico emerge la figura del cardinale Durante Duranti, figlio di Gerolamo, che nasce a Palazzolo nel 1492 e muore a Brescia nel 1558. Avviato ben presto alla carriera ecclesiastica, fu segretario e famigliare del papa Paolo III, che lo nominò prima vescovo di Alghero, poi nel 1554 lo elevò alla porpora cardinalizia col titolo dei SS. XII Apostoli, l’anno dopo a vescovo di Brescia. In ambienti vaticani si diceva che sarebbe diventato Papa se si fosse mostrato più accondiscendente verso la famiglia Farnese. Benvenuto Cellini nella sua Autobiografia lo incolpa di aver attentato col veleno alla sua vita.
Il cardinale seppe tuttavia accattivarsi la stima dei suoi concittadini e degli uomini di cultura del suo tempo. Mons. Pietro Duranti, di Bartolomeo, si laureò in legge a Padova, a Roma assunse alti incarichi in Vaticano, fu vicario della mostra diocesi, vescovo di Termoli e Datario di Paolo III, morì nel 1539. Mons. Vincenzo Duranti, nasce nel 1509, si laurea in diritto canonico e civile, succede allo zio nel vescovato di Termoli, si ritira a Brescia come vescovo capitolare e partecipa al Concilio di Trento, muore nel 1570. Mons. Andrea Duranti, nato a Palazzolo nel 1674, si laureò a Padova ed entrò già maturo nella carriera ecclesiastica, nel 1743 fu nominato vescovo di Chitro in Epiro, ma rimase quasi sempre a Brescia come ausiliare del vescovo Querini. Morì a Palazzolo nel 1758 e venne sepolto nella Pieve.
Fra i letterati possiamo ricordare un Girolamo Duranti fiorito nella seconda metà del ‘700, Pietro Duranti, giureconsulto collegiato, filosofo e scrittore. Su tutti si impone però la figura del conte e cavaliere Duranti Durante, di Paolo, nato nel 1718 e morto a Palazzolo nel 1780. Unico figlio maschio, fin da ragazzo mostrò propensione per le lettere rivelando abilità nello scrivere versi. Laureatosi in legge a Bologna, tornato a Brescia si dedicò alle lettere: nel 1775 pubblicava le Rime, poi i Sonetti e le tragedie Virginia e Attilio Regolo. Egli è noto soprattutto per il poema L’Uso, che gli valse la considerazione dei contemporanei.
Infine all’arte si sono dedicati i fratelli Giorgio e Faustino Duranti, pittori. Giorgio nato nel 1683 e morto nel 1753, era abate e risiedeva nella sua casa a Palazzolo, come il fratello Faustino (1697-1764). Dipingevano nature morte con fiori e volatili con tale delicatezza e con tale aderenza alla realtà che i loro quadri erano ricercatissimi dai contemporanei.